.... è l'ultima lettera di Stefano le altre le trovane nel suo blog (collegamento in alto a dx).
Luanda 14- 08.2007
Salve cari amici, spero che tutti voi stiate in salute e in buona forma, fisica e spirituale.
Oggi ho dei pensieri strani che vagano, si rincorrono, si cercano in qualche modo, nella mia mente.
Avete mai perso un amico caro? Una persona per voi importante?
A me è accaduto molte volte, forse troppe. Persone alle quali ho voluto profondamente bene, con le quali ho condiviso cose importanti, momenti importanti della mia vita.
Oggi me ne sono tornati in mente diversi, volti che si rincorrevano: Teo, amico della mia adolescenza, un fratello con il quale bastavano gli sguardi per capirsi, non servivano parole. Luisa, una donna che tanto ha sofferto nella vita, ma che tanto bene ha cercato di fare e di donare. A me ne donò molto, attraverso sorrisi e risposte al momento giusto, specialmente nella mia adolescenza, turbolenta e distruttiva.
Ce ne sono tanti altri, mio cugino Nino, Carmine, Giuseppe, Engles… tanti.
Ognuna di queste morti fu un grande trauma, uno shock, un dolore tremendo. Imparai cose buone per vivere da ognuna di queste perdite, il dolore infatti se "attraversato", non solo subito senza reagire, sopportato diciamo, insegna a vivere. Ho appreso grazie a Cristo che non sono neanche separato da ciascuno di loro, il mio farne memoria non è solo un atto di pietà dovuto, ma un colloquio affettuoso che continua. So che sono in Cristo, che mi sono presenti, follia? Per me no. Pensando a loro oggi, riflettevo su molte cose. Una è quella dall'"imparare" anche dalla morte. Mi sono e mi domando, se questo è vero, perché allora l'uomo in generale e non solo in particolare non sembra apprendere? Quanti morti nel mondo, guerre, malattie, violenze. Qui a Luanda ho un micro-cosmo continuo di violenze. Le strutture sanitarie, i servizi per l'istruzione sono stati devastati da 30 anni di guerra, in un paese dove il 60% della popolazione è costituito da bambini! Quasi la metà non può frequentare la scuola e più volte ho parlato del problema corruzione nella scuola; un 45% di questi è malnutrito ed un quarto muore dopo aver compiuto 5 anni. Le morti di questi bambini stanno insegnando qualcosa all'egoismo dell'uomo, occidentale o africano? L'Angola è il paese con il secondo maggior tasso di mortalità al mondo, eppure non sembra che si stia imparando molto. Il Governo sta muovendo dei passi, ma sono insufficienti. Le ONG, la Chiesa Cattolica da anni si spendono per migliorare questa situazione, ma è ancora dura, fanno molto, ma il molto non è sufficiente per risolvere il problema.
Tutto questo accade in un paese che è il terzo maggior produttore di petrolio del continente africano (dopo la Nigeria e alla pari con la Libia). L'Angola è ricca di minerali, diamanti, ferro , petrolio, manganese, fosfato, sale, mica, piombo, oro, argento, platino, uranio; eppure non c'è luce elettrica, acqua per tutti. L'età media è 18 anni, speranza di vita intorno ai 40 anni, AIDS all'8%.
Perché non si è imparato dai morti della guerra? Dalle morti quotidiane per malaria, colera, marburg?
Siamo intossicati da novelas brasiliane, da paraboliche che gridano in inglese, da macchine di lussi sfrenato che arrivano dall'estero. Tutto questo impedisce di udire e vedere il fratello che non ha il denaro per andare in bus, per comprare il cibo. La civiltà occidentale cosa ci sta insegnando? Uomini, donne, bambini muoiono. Ne faccio memoria, li tengo presenti a me. Prego per loro e chiedo di apprendere ancora, apprendere come amare, come difendere, come promuovere, come impedire altro male. Molti mi dicono che sono troppo "utopico", forse è vero. Non mi accontento però del "succede così, anche se non c'è un perché". Non sono d'accordo, il perché è l'egoismo dell'uomo, incapace di chiedere all'altro come sta, di cercarlo, di farlo parte della sua vita. I nostri ragazzi chiedono questo, di sguardi, di mani, di persone che si prestino ad esserci. Vogliamo costruire opportunità, affinché si possa avere speranza. Per cambiare il mondo non servono persone intelligenti, occorrono opportunità per tutti, possibilità, occasioni, condizioni adatte ad aprire spazi nella propria mente. Mentre scrivo questo, i volti di tanti amici, di tanti insegnanti di vita, appaiono, molti di loro mi hanno insegnato questo, da quelli morti di AIDS, o in un incidente, o di tumore, o di morte naturale, o di violenza o di non condizioni umane per vivere. Continuo a fare memoria, e da questa trovo forza e desiderio di cambiare il metro quadrato intorno a me. Non dobbiamo dimenticare, non dobbiamo smettere di apprendere, di amare. Lo dobbiamo a tutti coloro che ci hanno preceduto ed ancora ci aspettano.
Non posso non imparare a rispettare, amare la vita dalle violenze e ingiustizia che ogni giorno si perpetrano, qui come in troppi altri luoghi del mondo. Scelgo di continuare ad essere un utopico, un sognatore, un credente nelle parole di Cristo e lottare affinché queste siano diritto di tutti, e dignità per tutti. Lui la morte l'ha vinta e resa porta per la nuova vita.
Ciao a tutti.
Stefano Francesco
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