ANZIANO CUOR
Lo sguardo volgo verso quel corpo semicurvo
e il pensier lontano va.
Il cammino di una lunga vita,
i segni di tanti avvenimenti
e …..
e il pensier lontano va.
Mi fermo,
Ti fermo
e allora caro Padre o Madre, Nonno o Nonna chi tu sia
il pensiero lontano a rivivere va via.
I tuoi occhi si accendono di luce
quando i tuoi racconti parlano di gioia,
ma quante volte nel ricordare avvenimenti bui
non escono più lacrime perché tutte già versate.
Quanto parlan di fatica queste mani ormai contorte
ma il futuro hanno costruito a chi oggi le guarda con forte stupore.
Alzo lo sguardo a rimirar il tuo
quanti segni sul liscio volto di un bel dì.
Ognun di loro parla di fatica, di tribolazione, di angoscia,
di rinuncia e di dolor.
Ma ognun di loro parla anco d’amor:
quello per me
a cui il futuro le tue sofferenze hanno tracciato.
Lo sguardo volgo allor verso il mio cuor
e l’orecchio attento all’agir della mia generazione
e mi domando:
perché vien meno il considerar di questa esile figura
che un dì grande fece il nostro futuro?
No! No!
egoismo non puoi prevaricar
su così tanto amor.
No piccolo fardello
allontanarti non voglio più
ma vivere con te
fino all’ultimo istante di questa terrena vita.
Ma all’infinito il mio piccolo cuor
vuole accogliere
la grandezza del tuo anziano ma grande cuor.
Scritta a Gualdo Tadino il 16.08.2006
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