è l'ultima lettera di Stefano
dall'Angola chi vuole seguirlo
da vicino può andare al suo blog
lo trovate tra i siti consigliati
nella mia home page il titolo è
"diamo la voce ai poveri
attraverso Stefano""
“Speranza” è una parola usata spesso, a volte con
certezza è una parola abusata, usata inapropriamente.
Viviamo in tempidifficili, in Africa come nell'opulen-
to occidente. In questi tempi sperare non è facile,
sembra quasi che si faccia fatica asperare.
Penso a diverse nazioni occidentali con un altissimo
numero di suicidi: la presenza non della speranza ma
delladisperazione. Io e tanti altri come me, viviamo
con un “difetto di fabbrica”: speriamo. Amo definirmi
un uomo di speranzae questa mia speranza ha solide
basi: Dio.
L'indimenticato frère Roger lo ricorda: «La sorgente
dellasperanza è in Dio, che non può che amare e che
instancabilmenteci cerca». Nelle Scritture ebraiche,
questa Sorgente misteriosa della vita che noi
chiamiamo Dio si fa conoscere perché chiama gli
esseri umani a entrare in una relazione con lui:
stabilisceun’alleanza con loro. La Bibbia definisce
le caratteristiche delDio dell’alleanza con due
parole ebraiche: hesed e emet(Esodo 34,6; Salmi
25,10; 40,11-12; 85,11).
Generalmente, si traducono con «amore» e «fedeltà».
Dapprima cidicono che Dio è bontà e benevolenza
senza limiti e si prende cura dei suoi, e in se-
condo luogo, che Dio non abbandonerà mai quelli
che ha chiamati ad entrare nella sua comunione.
Ecco la sorgente della speranza biblica. Se Dio è
buono e non cambia mai il suo atteggiamento né ci
abbandona mai, allora,qualunque siano le difficoltà
- se il mondo così come lo vediamo è talmente lontano
dalla giustizia, dalla pace, dalla solidarietà
e dalla compassione - per i credenti non è una
situazione definitiva. Nella loro fede in Dio, i
credenti attingono l’attesa di un mondo secondo la
volontà di Dio o, in altre parole, secondo
il suo amore.
Nella Bibbia, questa speranza è spesso espressa
con la nozione di promessa. Quando Dio entra in
relazione con gli esseri umani, in generale questo
va di pari passo con la promessa di una vita
più grande.
Ciò inizia già con la storia di Abramo: «Ti
benedirò, disse Dio ad Abramo. E in te saranno
benedette tutte le famiglie della terra»
Genesi 12,2-3).
Vi dico questo per cercare di condividere le
pazze speranze che accompagnano i nostri giorni
qui in Angola, e per comprendere meglio le pazze
speranze di tanti confratelli salesiani in Italia
per esempio. Io credo nella promessa di Dio e mi
metto a disposizione per cercare di realizzarla
qui ed ora.
In questi giorni ho molte speranza che mi danno
grattacapi, sorrisie gioie. La speranza in molti
giovani della mia parrocchia, risorse che Gesù mi
ha fatto incontrare e che potranno essere suoi utili
strumenti per la realizzazione del Regno di Dio,
che detto in altre parole è il bene comune.
Molti di loro, una quindicina circa, potranno
mettersi al servizio del bene non solo come
volontari. Con progetti diversi sono (grazie
all'aiuto di tanti amici) riuscito a trovare del
denaro da poter investire in piccoli stipendi:
alcuni saranno alleducatori e responsabili di
diversi nuclei nel Polidesportivo Dom Bosco. Altri
lavoreranno per un progetto sulla Dottrina Sociale
della Chiesa (in specifico area diritti umani), di
cui voglio parlarvi oggi.
I nostri giovani comprendono il significato della
parola speranza.
È un significato che hanno compreso in 30 anni di
guerra civile. Sono nati sotto le bombe, tra
violenze indicibili e non denunciate come è
accaduto in altre partio del mondo. Oggi continuano
a vivere in una società violentissima, orrorifica
e inumana. Vuoi studiare? Paga la tangente. Ti
ferma la polizia, sei in regola? Non fa nulla se vuoi
andare via paga la tangente. Vai a ritirare un
documento, lo vuoi?
Paga la tangente. Devi andare al lavoro, pochi
“kandongeiros” (taxi), paga la tangente, cioè il
doppio del biglietto per salire. Hai pagato la
tangente per entrare a scuola, si arriva agli esami,
all'esame finale: o si paga altro o arriveranno
problemi. In tutto questo l'insicurezza sociale data
dal banditismo, in qualsiasi momento ti possono
attaccare per derubarti: ora quello che hai
addosso, ora la macchina stessa.
In un quotidiano così i nostri giovani sperano,
non per le promesse del governo, ma per la
certezza di un Dio che li ama
e che non li lascia soli.
Nel nostro progetto abbiamo inserito un piccolo
aiuto: una sala di informatica. A che serve?
Li aiuta? Si!
I libri qui costano cifre assurde, mezzo
stipendio di molti.
Oggi su internet è possibile scaricare libri,
studiare, fare ricerche serie (non copia incolla).
Esiste una realtà chiamata OPEN SOURCE che permetto
un accesso libero e democratico a delle risorse
informatiche come programmi e sistemi operativi,
di alta qualità e a costo zero. Con queste risorse
open source è possibile migliorare il proprio studio,
il proprio livello.
Si possono utilizzare programmi uguali a coral draw,
o fotoshop (grafica) completamente legali e gratuiti.
Si possono utilizzare programmi come autocad legali e
gratuiti. L'intero pacchetto office è a disposizine
legalmente (basta copie pirata) e gratuitamente.
Questi sistemi operativi non sono attaccati dai virus,
qui significa proteggere le pennette informatiche dei
nostri ragazzi,i quali spesso perdono tutto quello che
hanno salvato (ho accompagnato più di un caso di tesi
salvate e perdute) per colpa di virus, in un paese dove
internet è un bene di lusso accessibile a pochissimi.
In questa sala di informatica (si realizzerà grazie
alla partecipazione alla nostra speranza del VIS e
della Comunità Europea) insegneremo quindi: sistema
operativo LINUX, in particolare UBUNTU. Utilizzo di
programmi open source come OpenOffice, Gimp, Scribus
Faremo corsi al mattino e al pomeriggio, per poter
raggiungere il maggior numero di giovani, lasciando
lapossibilità (legale) di copiare e distribuire tutto.
Potranno fare ricerche per la scuola e per le loro
attività. Sarà proibito scaricare musica, giochi o
film,non rientra nelle nostre priorità.
Che c'entra con la speranza? Miei cari, erano due
anniche speravo di poter lavorare su questo, ed ora
è possibile.
Mancano ancora molte cose: dobbiamo trovare chi
paghi il viaggio ad un esperto UBUNTU brasiliano,
in maniera tale che possa dare un corso qui al
nostro personale, il quale in seguito lo moltiplicherà.
Dobbiamo trovare qui del personale qualificato che
accompagni i vari corsi e segua la manutenzione della
sala. Sono cose non tanto semplici qui in Angola, ma
ho SPERANZA che il Signore non ci farà mancare altri
aiuti, ora che il grosso lo ha fatto!
Dimenticavo: qui è un problema la libera comunicazione,
la trasmissione di idee e notizie. Vogliamo insegnare ai
nostri ragazzi ad usare internet anche per questo: BLOG.
L'idea è quella di spazi aperti dove incontrarsi e
scambiarsiidee, condividere liberamente.
Vi dico la mia ultima speranza: qualcuno che si
aggreghi a noi e che si preoccupi di far entrare
computer non di ultima generazione in Angola, a
prezzi bassi (penso qualcuno che lo faccia a
prezzo di costo, pc scartati in occidente
per capirci), da far arrivare ai ragazzi con
200-300 USD.
Questi pc con Ubuntu come sistema operativo,
funzionerebbero benissimo, sarebbero veloci e
quanti libri in formato pdf potrebbero ospitare,
per il bene dei nostri ragazzi.
Non puoi comprare il libro cartaceo, ma con una
pennetta puoi salvartene uno in formato pdf e
leggerlo al pc in casa.
Un pc che può funzionare anche se non hai
la corrente in casa,
basta una batteria... e il diritto allo
studio sarebbe un poco migliorato.
Continuo a SPERARE e
ringrazio gli amici
che lo fanno con me.
Stefano