martedì 4 novembre 2008

NO COMMENT !!!!!!!

PRIMA DI STRINGERE UNA MANO AD UN INGLESE PENSATECI!

(CHIEDO SCUSA AGLI INGLESI CHE SI LAVANO LE MANI).


Quant'è difficile lavarsi le mani!


"Siamo rimasti esterrefatti dal trovare così tanta gente che aveva bacilli fecali sulle proprie mani" dicono i ricercatori, che riportano un dato del 44 per cento

A lavarsi le mani dopo essere andati in bagno lo si impara da piccoli, ma pare che l'abitudine venga spesso persa nel corso della vita, anche nei paesi più sviluppati.

E' questa la sconsolate conclusione di uno studio condotto in Gran Bretagna dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine e reso pubblico in occasione della Giornata mondiale per le mani pulite, promosso dalla Public-Private Partnership for Handwashing, una fondazione dedicata alla promozione nei paesi in via di sviluppo dell'abitudine di lavarsi le mani per cercare di arginare la diarrea, malattia per certi versi tanto banale, ma che provoca circa due milioni di morti, soprattutto bambini.

I ricercatori hanno eseguito tamponi su un vasto campione di pendolari in cinque città (Newcastle, Liverpool, Birmingham, Euston e Cardiff) per andare poi alla ricerca della presenza di batteri di origine fecale.

"Siamo rimasti esterrefatti dal trovare così tanta gente che aveva bacilli fecali sulle proprie mani. I dati sono stati molto superiori quanto avevamo prefigurato e mostrano che in Gran Bretagna esiste veramente un grosso problema con il lavarsi le mani", ha osservato Val Curtis, che ha coordinato la ricerca.

E LE NOSTRE MANI?????

Una notte per ricordare

Una notte per ricordare
Mente&Cervello, Novembre 2008, n. 47

Durante il sonno il nostro cervello non è mai a riposo: l'attività cerebrale notturna è fondamentale per analizzare dati, consolidare ricordi e addirittura risolvere problemi. Di Robert Stickgold e Jeffrey M. Ellenbogen
Nel 1865 Friedrich August Kekulé si risvegliò dopo uno strano sogno: un serpente, roteando su se stesso, si afferrava la coda mordendola. Come molti chimici organici del suo tempo, Kekulé lavorava alla struttura chimica del benzene, ancora misteriosa. E - sempre che la storia sia vera - il sogno gli permise di capire che questa molecola formava una struttura ad anello. Fu un'intuizione, la sua, capace di rivoluzionare la chimica organica, e che gli valse un titolo nobiliare in Germania.
Nessuno di noi ha mai avuto un simile riconoscimento, eppure c'è qualcosa di familiare nel modo di risolvere i problemi di Kekulé. Che si tratti di scegliere quale scuola frequentare, di valutare una proposta di lavoro o di chiedere la mano della fidanzata, «dormirci sopra» sembra portare quella chiarezza necessaria per incastrare i tasselli della nostra esistenza. Ma in che modo il sonno ci fornisce le risposte?
Le ricerche più recenti ci dicono che, mentre siamo addormentati, il cervello elabora le informazioni della giornata; passa al setaccio i ricordi freschi, li stabilizza, li copia e li completa affinché siano utili il giorno dopo. Una notte di sonno li rende impermeabili alle interferenze prodotte da altre informazioni, consentendoci di rievocarli con più efficienza il mattino seguente. Ma il sonno non si limita a rinforzare i ricordi; dormire consente al cervello di selezionare le memorie appena formate e di identificare ciò che è bene immagazzinare. Il sonno conserva infatti soltanto le parti emotivamente importanti di un ricordo, e ci permette anche di analizzare complessi di ricordi per scoprirne le relazioni o di cogliere l'essenza di un ricordo mentre i dettagli superflui scompaiono. Forse dormire ci aiuta anche a scoprire il significato di ciò che abbiamo appena imparato.
Da http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Una_notte_per_ricordare/1333663

GELMINI l'hai letto?????!!!!

carissimi tutti,
pubblico queste parole pronunciate più di cinquant'anni fa da un grande
uomo, un padre della nostra Costituzione. un uomo la cui vita e il cui pensiero,
andrebbero fatte studiare a scuola ai nostri ragazzi.
invece...


"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al
potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la
Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma
e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire,
senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole
di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto
di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è
sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora il partito dominante
segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica,intendiamoci).
Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia
che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole
private. Le scuole del suo partito, di
quel partito. Ed allora tutte le cure
cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si
comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in
fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi,come
ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno
disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole
private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili,si
studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola
previlegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in
scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle
scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che
bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio
i cuochi di questa bassa
cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho
già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora.
Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e
il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi
insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che
gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il
punto. Dare alle scuole private denaro pubblico." Piero Calamandrei
Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso
dell'Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l'11 febbraio
1950

Vietata la vendita del farmaco dimagrante Acomplia

Lo ha disposto l’Agenzia del farmaco: il rischio di disturbi psichiatrici è doppio rispetto a chi non lo usa

23 OTT - L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha disposto il divieto di vendita del medicinale Acomplia (rimonabant), prodotto dalla casa farmaceutica Sanofi Aventis, su tutto il territorio nazionale. Il provvedimento si è reso inevitabile dopo la raccomandazione dell’organismo analogo europeo, l’Emea, di sospenderne l’autorizzazione all’immissione in commercio in tutti i Paesi dell’Unione.
Come si legge nel comunicato diffuso dall’Aifa, “il Comitato per i medicinali per uso umano dell’Emea, in seguito alla valutazione delle informazioni disponibili sui benefici e sui rischi di Acomplia, ha confermato che il rischio di disturbi psichiatrici nei pazienti in trattamento con questo farmaco è raddoppiato rispetto a coloro che assumono placebo, e che tali eventi avversi non possano essere tenuti sotto controllo con ulteriori misure di minimizzazione del rischio”.
Acomplia, in commercio in Europa dal 2006 e in Italia da 5 mesi, è utilizzato come terapia aggiuntiva alla dieta e all’esercizio fisico per il trattamento di pazienti obesi, o in sovrappeso, in presenza di fattori di rischio.
L’Agenzia del farmaco raccomanda ai pazienti in trattamento con il farmaco di rivolgersi al proprio medico per la prescrizione di una nuova terapia. Non è necessario interrompere immediatamente il trattamento con Acomplia, ma coloro che lo desiderano possono comunque farlo in qualsiasi momento.
Sul sito dell'AIFA (www.agenziafarmaco.it), al fine di garantire una informazione tempestiva, trasparente e accessibile a tutti, possono essere consultate le FAQ (domande e risposte) specificatamente dedicate ad Acomplia. Cittadini ed operatori sanitari, inoltre, potranno avere risposte corrette ed aggiornate, da parte di personale qualificato (medici e farmacisti), contattando il numero verde dell’Aifa “Farmaci line” 800-571661.
pubblicato da Redazione Staibene.it – 2008

sabato 1 novembre 2008

Speranza

è l'ultima lettera di Stefano

dall'Angola chi vuole seguirlo
da vicino può andare al suo blog
lo trovate tra i siti consigliati
nella mia home page il titolo è
"diamo la voce ai poveri
attraverso Stefano""


“Speranza”
è una parola usata spesso, a volte con
certezza è una parola abusata, usata inapropriamente.
Viviamo in tempidifficili, in Africa come nell'opulen-
to occidente. In questi tempi sperare non è facile,
sembra quasi che si faccia fatica asperare.
Penso a diverse nazioni occidentali con un altissimo
numero di suicidi: la presenza non della speranza ma
delladisperazione. Io e tanti altri come me, viviamo
con un “difetto di fabbrica”: speriamo. Amo definirmi
un uomo di speranzae questa mia speranza ha solide
basi: Dio.


L'indimenticato frère Roger lo ricorda: «La sorgente

dellasperanza è in Dio, che non può che amare e che
instancabilmenteci cerca». Nelle Scritture ebraiche,
questa Sorgente misteriosa della vita che noi
chiamiamo Dio si fa conoscere perché chiama gli
esseri umani a entrare in una relazione con lui:
stabilisceun’alleanza con loro. La Bibbia definisce
le caratteristiche delDio dell’alleanza con due
parole ebraiche: hesed e emet(Esodo 34,6; Salmi
25,10; 40,11-12; 85,11).
Generalmente, si traducono con «amore» e «fedeltà».

Dapprima cidicono che Dio è bontà e benevolenza
senza limiti e si prende cura dei suoi, e in se-
condo luogo, che Dio non abbandonerà mai quelli
che ha chiamati ad entrare nella sua comunione.
 
Ecco la sorgente della speranza biblica. Se Dio è

buono e non cambia mai il suo atteggiamento né ci
abbandona mai, allora,qualunque siano le difficoltà
- se il mondo così come lo vediamo è talmente lontano
dalla giustizia, dalla pace, dalla solidarietà
e dalla compassione - per i credenti non è una
situazione definitiva. Nella loro fede in Dio, i
credenti attingono l’attesa di un mondo secondo la
volontà di Dio o, in altre parole, secondo
il suo amore.
 
Nella Bibbia, questa speranza è spesso espressa

con la nozione di promessa. Quando Dio entra in
relazione con gli esseri umani, in generale questo
va di pari passo con la promessa di una vita
più grande.
Ciò inizia già con la storia di Abramo: «Ti

benedirò, disse Dio ad Abramo. E in te saranno
benedette tutte le famiglie della terra»
Genesi 12,2-3).
 
Vi dico questo per cercare di condividere le

pazze speranze che accompagnano i nostri giorni
qui in Angola, e per comprendere meglio le pazze
speranze di tanti confratelli salesiani in Italia
per esempio. Io credo nella promessa di Dio e mi
metto a disposizione per cercare di realizzarla
qui ed ora.
 
In questi giorni ho molte speranza che mi danno

grattacapi, sorrisie gioie. La speranza in molti
giovani della mia parrocchia, risorse che Gesù mi
ha fatto incontrare e che potranno essere suoi utili
strumenti per la realizzazione del Regno di Dio,
che detto in altre parole è il bene comune.
 
Molti di loro, una quindicina circa, potranno

mettersi al servizio del bene non solo come
volontari. Con progetti diversi sono (grazie
all'aiuto di tanti amici) riuscito a trovare del

denaro da poter investire in piccoli stipendi:
alcuni saranno alleducatori e responsabili di
diversi nuclei nel Polidesportivo Dom Bosco. Altri
lavoreranno per un progetto sulla Dottrina Sociale

della Chiesa (in specifico area diritti umani), di
cui voglio parlarvi oggi.


I nostri giovani comprendono il significato della

parola speranza.
È un significato che hanno compreso in 30 anni di
guerra civile. Sono nati sotto le bombe, tra
violenze indicibili e non denunciate come è
accaduto in altre partio del mondo. Oggi continuano
a vivere in una società violentissima, orrorifica
e inumana. Vuoi studiare? Paga la tangente. Ti
ferma la polizia, sei in regola? Non fa nulla se vuoi
andare via paga la tangente. Vai a ritirare un
documento, lo vuoi?
Paga la tangente. Devi andare al lavoro, pochi
“kandongeiros” (taxi), paga la tangente, cioè il
doppio del biglietto per salire. Hai pagato la
tangente per entrare a scuola, si arriva agli esami,
all'esame finale: o si paga altro o arriveranno
problemi. In tutto questo l'insicurezza sociale data
dal banditismo, in qualsiasi momento ti possono
attaccare per derubarti: ora quello che hai
addosso, ora la macchina stessa.
 
In un quotidiano così i nostri giovani sperano,

non per le promesse del governo, ma per la
certezza di un Dio che li ama
e che non li lascia soli.
 
Nel nostro progetto abbiamo inserito un piccolo

aiuto: una sala di informatica. A che serve?
Li aiuta? Si!
 
I libri qui costano cifre assurde, mezzo

stipendio di molti.
Oggi su internet è possibile scaricare libri,
studiare, fare ricerche serie (non copia incolla).
Esiste una realtà chiamata OPEN SOURCE che permetto
un accesso libero e democratico a delle risorse
informatiche come programmi e sistemi operativi,
di alta qualità e a costo zero. Con queste risorse
open source è possibile migliorare il proprio studio,
il proprio livello.
 
Si possono utilizzare programmi uguali a coral draw,

o fotoshop (grafica) completamente legali e gratuiti.
Si possono utilizzare programmi come autocad legali e
gratuiti. L'intero pacchetto office è a disposizine
legalmente (basta copie pirata) e gratuitamente.
 
Questi sistemi operativi non sono attaccati dai virus,

qui significa proteggere le pennette informatiche dei
nostri ragazzi,i quali spesso perdono tutto quello che
hanno salvato (ho accompagnato più di un caso di tesi
salvate e perdute) per colpa di virus, in un paese dove
internet è un bene di lusso accessibile a pochissimi.
 
In questa sala di informatica (si realizzerà grazie

alla partecipazione alla nostra speranza del VIS e
della Comunità Europea) insegneremo quindi: sistema
operativo LINUX, in particolare UBUNTU. Utilizzo di
programmi open source come OpenOffice, Gimp, Scribus
 
Faremo corsi al mattino e al pomeriggio, per poter

raggiungere il maggior numero di giovani, lasciando
lapossibilità (legale) di copiare e distribuire tutto.
Potranno fare ricerche per la scuola e per le loro
attività. Sarà proibito scaricare musica, giochi o

film,non rientra nelle nostre priorità.
 
Che c'entra con la speranza? Miei cari, erano due

anniche speravo di poter lavorare su questo, ed ora
è possibile.
Mancano ancora molte cose: dobbiamo trovare chi
paghi il viaggio ad un esperto UBUNTU brasiliano,
in maniera tale che possa dare un corso qui al

nostro personale, il quale in seguito lo moltiplicherà.
Dobbiamo trovare qui del personale qualificato che
accompagni i vari corsi e segua la manutenzione della
sala. Sono cose non tanto semplici qui in Angola, ma
ho SPERANZA che il Signore non ci farà mancare altri
aiuti, ora che il grosso lo ha fatto!
 
Dimenticavo: qui è un problema la libera comunicazione,

la trasmissione di idee e notizie. Vogliamo insegnare ai
nostri ragazzi ad usare internet anche per questo: BLOG.
 
L'idea è quella di spazi aperti dove incontrarsi e

scambiarsiidee, condividere liberamente.
 
Vi dico la mia ultima speranza: qualcuno che si

aggreghi a noi e che si preoccupi di far entrare
computer non di ultima generazione in Angola, a
prezzi bassi (penso qualcuno che lo faccia a
prezzo di costo, pc scartati in occidente
per capirci), da far arrivare ai ragazzi con
200-300 USD.
Questi pc con Ubuntu come sistema operativo,
funzionerebbero benissimo, sarebbero veloci e
quanti libri in formato pdf potrebbero ospitare,
per il bene dei nostri ragazzi.
Non puoi comprare il libro cartaceo, ma con una
pennetta puoi salvartene uno in formato pdf e
leggerlo al pc in casa.
Un pc che può funzionare anche se non hai
la corrente in casa,
basta una batteria... e il diritto allo
studio sarebbe un poco migliorato.


 
Continuo a SPERARE e

ringrazio gli amici
che lo fanno con me.
 
Stefano