mercoledì 29 agosto 2007

LA VERA STORIA DI KRISS OVVERO DA QUAL PARTE STA L'INUMANITA'

L'ho trovato e lu pubblico perchè mi è piaciuto.......


Il cane e l'uomo si incontrarono per caso nel canile comunale.

Il cane ve lo avevano portato perché lasciato solo sul marciapiede

di una strada cittadina,dove era rimasto per più di un giorno,fino a

che alcune persone non avevano chiamato il 113.

Di sicuro non era stata la compassione per la sua sorte,di più la paura

di trovarsi di fronte a un animale incostudito,senza museruola e per

giunta di quelli messi al bando da chiacchere di giornali e televisione.

Erano stati anche disturbati dal pianto ininterrotto dell'animale,che non

si era mosso da dove era stato abbandonato.

Era arrivata una volante,era sceso un poliziotto con un'arma in pugno,

poi era arrivato l'accalappia cani che lo aveva preso col cappio,infine

sotto scorta lo avevano portato al canile comunale.

L'uomo, anch'egli triste e angosciato,per la perdita del suo amico lupo,

era arrivato nello stesso luogo.

Con gli occhi arrossati e un nodo alla gola si era appoggiato con le

palme delle mani alla rete dell'ultimo box con lo sguardo fisso davanti

se, come un cieco.Il cane,avvicinatosi, si era alzato sulle zampe posteriori e

con le zampe anteriori,immobile, premeva la rete contro le mani dell'uomo.

Ne l'uno e ne l'altro avevano avuto il tempo di osservarsi,guardavano ma

sembravano non vedersi,i loro corpi erano al momento trasparenti,forse

solo anime o respiro.

Il cane aveva preso a scodinzolare e l'uomo a guardare soffiandosi il naso

con un tovagliolino di carta ormai troppo zuppo di lacrime.

L'uomo,ritornando indietro,si era recato nell'ufficio del custode per chiedere

notizie di quel cane nero, rinchiuso in quell'ultimo box.

Voleva conoscerlo da vicino e se fosse stato possibile accarezzarlo.

Fu accontentato.Il cane si avvicinò e si strusciò contro i calzoni e con il corpo

si fermò contro di essi appogiandovisi e facendovi pressione.L'uomo passò

la mano destra sul suo dorso con cautela.

Il pelo era del tipo corto,ruvido più che morbido.Lo sporco che vi si era ac=

cumulato sopra lo rendeva tale e ancor più male odorante.Tale odore

acre e nauseabondo, simile a quello che deriva da escrementi secchi ravvivati

da umidità, era rimasto anche attaccato alla mano che lo aveva accarezzato.

Il muso corto si slargava in una possente mascella verso un cranio grosso,

triangolare,tondeggiante su cui si aprivano due occhi scuri con sclere rosse,

le palpebre ora si aprivano interamente,ora solo parzialmente.

Le orecchie gli erano state tagliate quasi alla base e ora la loro forma

appariva come un appassita inflorescenza (taglio a mezza rosa).

Il resto del corpo proporzionato,con muscolatura ben scolpita e sviluppata

alle coscie.Una macchia piccola sul muso,bianca,non candida,tendente al

grigio.Una grande macchia,candida questa, si estendeva dal mento

fino alla faccia anteriore del torace,dove si andava via via più allar=

gando.Bianche anche la parte superiore delle dita delle quattro zampe.

Altezza media se ci si riferisce a un cane lupo di cui si hanno in mente le carat=

teristiche,normale per la sua razza.

L'uomo avrebbe voluto prenderlo per averne cura e amarlo,così come aveva

fatto per gli altri cani che di volta in volta aveva avuto,ma era in dubbio.

Appariva docile e anche al momento ubbidiente ,ma poiché aveva in mente

la statuaria bellezza del suo ultimo cane lupo non sapeva decidersi ;per questo

continuava ad osservarlo e a studiarlo.

Ad un tratto chi decise fu proprio il cane.Si era sentito rifiutato e temendo

di essere rimandato nel suo triste recinto si gettò a terra con la pancia all'aria

restando immobile con gli arti anteriori flessi e rattenuti stretti al torace

Un atto di preghiera o di sottomissione,potevano anche essere entrambi.

L'uomo si commosse ancor più e si decise.

Quel cane non era vissuto sempre a lato di strade,non aveva solo conosciuto

persone ingrate,non era stato sempre schivato o abbandonato.

Un tempo anche lui era stato accettato,amato,coccolato,accarezzato,

vezzeggiato,al centro di pensieri e discorsi.

Poi ,come accade anche tra le persone,il destino si era accanito e rivoltato

contro di lui. La sua vita repentinamente era cambiata.

Era stato un pitbull rispettabile ancor prima che le chiacchiere gli avessero

rovinata la reputazione.

Si era ritrovato solo con gli occhi che cercavano, che non vedevano chi un

tempo aveva amato e aveva difeso con un grande cuore di cane.

La forza dell'uomo é nella bestemmia, nell'accusa,nel vituperio; quella del cane

é nell'attesa infinita, nel perdono prima che nell'accusa,nello scodinzolare

che ogni torto subito cancella .

Così per bisogno di compagnia più che di carità era stato raccolto da un

ultimo come lui. Tra diseredati e senza patria ci si capisce subito e si fa

amicizia .

Dalle stelle alle stalle-molte volte la gente pronuncia questa frase. Nessuno

meglio di lui poteva capirne la portata.

Le creature semplici sono quelle che meglio si adattano e si accontentano

godendo anche degli avanzi degli altri come doni di vita.

Un Barbone lo aveva preso e lui pure era diventato un barbone,non aveva

chiesto ne di più ne di meno.

La libertà era tanta e anche il cibo sarebbe stato tanto come il caldo e il

freddo. Avrebbe avuto sempre di più di quelli che lo avevano rifiutato.

La libertà va di pari passo con la felicità e l'amore e non crea affanni ma

solo sogni. Quali sogni può avere un cane?

Di strada in strada,di città in città vicini e a fianco in un mondo che vortica

attorno con inutile frastuono.

Un giorno quest'uomo cadde senza potersi rialzare e lui rimase come sempre

al suo fianco. L'uomo fu soccorso e lui dimenticato. Seduto sul marciapiede

aspettava seguendo con lo sguardo la gente che gli veniva incontro e che si

dileguava fino a che fu portato via anche lui ma in altro modo.

Ora un altro incontro. Un altro uomo, anche lui un barbone. Un barbone dell' ani=

mo più che dell'aspetto. Un barbone della solitudine e del buio.

Avevano fatto amicizia,era salito con un salto nella sua automobile,si era

fatto mettere il guinzaglio e la museruola.

Dopo tutto era stato ben educato. I suoi primi padroni (il cane non ha padroni

ma solo amici :buoni o cattivi ) erano persone benestanti,con una bella casa,

maniere gentili,istruiti e giovani.

Lo avevano voluto appena sposati e lo avevano comprato in un canile rinomato

dove si allevano solo cani di razza pura. Lo avevano voluto pitbull, nero e con

una stella bianca lucente sul petto. Lo avevano voluto per tutta la vita come si

può desiderare un amico o un figlio,quando entrambi sono buoni.

Lo avevano circondato di regali:una pallina magica,una tartarughina, una

palla ovale. Quello che lo aveva attirato di più era stato un riccetto di plastica

morbida che appena sfiorato emetteva un gemito,quasi un pianto.

Questo oggetto lo prendeva con delicatezza e lo trasportava tra le fauci

girando e rigirando quasi a cercare un posto adatto e riparato. Infatti lo

metteva in disparte in un angolo,lontano dagli altri. Se tentavano di afferrarlo

subito si gettava a riprenderlo e gli cambiava posto,sempre in luoghi distanti

dagli altri oggetti .

Proteggeva una creatura viva che esprimeva con il suono un richiamo di

affetto e di sicurezza.

Al momento erano felici della scelta e sinceri,ma i desideri umani non sono

eterni anzi mutevoli.

Imparò da loro tutto quello che in cane buono può desiderare e anche di più

perché lui voleva ripagarli di tutto.

Alla coppia col tempo nacque un bambino, piccolo come lui. I piccoli dell'uomo

hanno bisogno di più cure e per un periodo più lungo. Le attenzioni si river=

sarono eclusivamente sul nuovo venuto. Questo non infastidì per nulla il cane,

fù solo un pò sorpreso,ma anche lui si mise al servizio del nuovo intruso.

Voleva proteggerlo,leccarlo,giocare,ma a lui nessuno aveva insegnato come

fare. Quel giorno si era gettatto ringhiando contro di lui perché lo aveva visto

in pericolo,ma era stato frainteso,aspramente rimproverato e cacciato.

Come é facile che il bene si trasformi in male!E' perché il confine non é netto.

La sua vita si era messa improvvisamente in moto.

Era diventato triste e serio,non aveva più voluto giocare o scherzare,era cioé

cresciuto o meglio gli era stata impartita suo malgrado una dura lezione.

stelvio palmonari

martedì 21 agosto 2007

Ridiamo un po' con i nostri amici CAGNOLINI

ALCUNI FILMATI SIMPATICI TRATTI DAA WWW.YOUTUBE.COM

http://www.youtube.com/watch?v=AGza93v8Gac

http://www.youtube.com/watch?v=wsORbGpPU00&mode=related&search=

http://www.youtube.com/watch?v=0bZhE29E8Vw&mode=related&search=

http://www.youtube.com/watch?v=1GiJq_I84Qs&mode=related&search=

http://www.youtube.com/watch?v=Szb2wF-N7hA&mode=related&search=

http://www.youtube.com/watch?v=wj87ciEl4Vw&mode=related&search=

http://www.youtube.com/watch?v=1mzXoViFnXA&mode=related&search=

http://www.youtube.com/watch?v=tRcy1LAyJj4&mode=related&search=

http://www.youtube.com/watch?v=kOiHZUU-jLc&mode=related&search=

http://www.youtube.com/watch?v=haD8RGdX2U0&mode=related&search=

L'ultima di Stefano

.... è l'ultima lettera di Stefano le altre le trovane nel suo blog (collegamento in alto a dx).

Luanda 14- 08.2007

Salve cari amici, spero che tutti voi stiate in salute e in buona forma, fisica e spirituale.

Oggi ho dei pensieri strani che vagano, si rincorrono, si cercano in qualche modo, nella mia mente.

Avete mai perso un amico caro? Una persona per voi importante?

A me è accaduto molte volte, forse troppe. Persone alle quali ho voluto profondamente bene, con le quali ho condiviso cose importanti, momenti importanti della mia vita.

Oggi me ne sono tornati in mente diversi, volti che si rincorrevano: Teo, amico della mia adolescenza, un fratello con il quale bastavano gli sguardi per capirsi, non servivano parole. Luisa, una donna che tanto ha sofferto nella vita, ma che tanto bene ha cercato di fare e di donare. A me ne donò molto, attraverso sorrisi e risposte al momento giusto, specialmente nella mia adolescenza, turbolenta e distruttiva.

Ce ne sono tanti altri, mio cugino Nino, Carmine, Giuseppe, Engles… tanti.

Ognuna di queste morti fu un grande trauma, uno shock, un dolore tremendo. Imparai cose buone per vivere da ognuna di queste perdite, il dolore infatti se "attraversato", non solo subito senza reagire, sopportato diciamo, insegna a vivere. Ho appreso grazie a Cristo che non sono neanche separato da ciascuno di loro, il mio farne memoria non è solo un atto di pietà dovuto, ma un colloquio affettuoso che continua. So che sono in Cristo, che mi sono presenti, follia? Per me no. Pensando a loro oggi, riflettevo su molte cose. Una è quella dall'"imparare" anche dalla morte. Mi sono e mi domando, se questo è vero, perché allora l'uomo in generale e non solo in particolare non sembra apprendere? Quanti morti nel mondo, guerre, malattie, violenze. Qui a Luanda ho un micro-cosmo continuo di violenze. Le strutture sanitarie, i servizi per l'istruzione sono stati devastati da 30 anni di guerra, in un paese dove il 60% della popolazione è costituito da bambini! Quasi la metà non può frequentare la scuola e più volte ho parlato del problema corruzione nella scuola; un 45% di questi è malnutrito ed un quarto muore dopo aver compiuto 5 anni. Le morti di questi bambini stanno insegnando qualcosa all'egoismo dell'uomo, occidentale o africano? L'Angola è il paese con il secondo maggior tasso di mortalità al mondo, eppure non sembra che si stia imparando molto. Il Governo sta muovendo dei passi, ma sono insufficienti. Le ONG, la Chiesa Cattolica da anni si spendono per migliorare questa situazione, ma è ancora dura, fanno molto, ma il molto non è sufficiente per risolvere il problema.

Tutto questo accade in un paese che è il terzo maggior produttore di petrolio del continente africano (dopo la Nigeria e alla pari con la Libia). L'Angola è ricca di minerali, diamanti, ferro , petrolio, manganese, fosfato, sale, mica, piombo, oro, argento, platino, uranio; eppure non c'è luce elettrica, acqua per tutti. L'età media è 18 anni, speranza di vita intorno ai 40 anni, AIDS all'8%.

Perché non si è imparato dai morti della guerra? Dalle morti quotidiane per malaria, colera, marburg?

Siamo intossicati da novelas brasiliane, da paraboliche che gridano in inglese, da macchine di lussi sfrenato che arrivano dall'estero. Tutto questo impedisce di udire e vedere il fratello che non ha il denaro per andare in bus, per comprare il cibo. La civiltà occidentale cosa ci sta insegnando? Uomini, donne, bambini muoiono. Ne faccio memoria, li tengo presenti a me. Prego per loro e chiedo di apprendere ancora, apprendere come amare, come difendere, come promuovere, come impedire altro male. Molti mi dicono che sono troppo "utopico", forse è vero. Non mi accontento però del "succede così, anche se non c'è un perché". Non sono d'accordo, il perché è l'egoismo dell'uomo, incapace di chiedere all'altro come sta, di cercarlo, di farlo parte della sua vita. I nostri ragazzi chiedono questo, di sguardi, di mani, di persone che si prestino ad esserci. Vogliamo costruire opportunità, affinché si possa avere speranza. Per cambiare il mondo non servono persone intelligenti, occorrono opportunità per tutti, possibilità, occasioni, condizioni adatte ad aprire spazi nella propria mente. Mentre scrivo questo, i volti di tanti amici, di tanti insegnanti di vita, appaiono, molti di loro mi hanno insegnato questo, da quelli morti di AIDS, o in un incidente, o di tumore, o di morte naturale, o di violenza o di non condizioni umane per vivere. Continuo a fare memoria, e da questa trovo forza e desiderio di cambiare il metro quadrato intorno a me. Non dobbiamo dimenticare, non dobbiamo smettere di apprendere, di amare. Lo dobbiamo a tutti coloro che ci hanno preceduto ed ancora ci aspettano.

Non posso non imparare a rispettare, amare la vita dalle violenze e ingiustizia che ogni giorno si perpetrano, qui come in troppi altri luoghi del mondo. Scelgo di continuare ad essere un utopico, un sognatore, un credente nelle parole di Cristo e lottare affinché queste siano diritto di tutti, e dignità per tutti. Lui la morte l'ha vinta e resa porta per la nuova vita.

Ciao a tutti.

Stefano Francesco

VALE LA PENA DARE SPAZIO AL CORAGGIO

L'ho tratto dal sito www.beppegrillo.it

Un ragazzo di Catanzaro ha scritto a Romano Prodi e al blog una lettera. E' un segnale di speranza. Ragazzi di Calabria non siete soli.

"Egregio sig. Presidente del Consiglio,
ho ascoltato il Suo appello lanciato attraverso i tg nazionali e rivolto ai giovani calabresi, all’indomani della strage di Duisburg, con cui li esortava a reagire alla N’drangheta. Mi sono sentito chiamato in causa, in quanto giovane e calabrese (ho 34 anni, vivo e lavoro a Catanzaro) perché i fatti di Duisburg mi hanno colpito profondamente e poi perché vorrei lanciare io due appelli: uno ai miei conterranei e un altro a Lei in qualità di capo dell’Esecutivo.
Ai calabresi vorrei dire che noi giovani siamo stufi di subire questo stato di cose e che poiché siamo assolutamente consapevoli che spetta a ciascuno di noi iniziare a dire no, iniziare a difendere questo territorio perché ci appartiene, è arrivato il momento di cambiare registro. Dobbiamo iniziare innanzitutto a percepirci come esseri umani, come cittadini e non come sudditi privi di diritti. Abbiamo il diritto di vivere in una regione civile. E’ emblematico come, ad esempio, quando si parla di turismo nella nostra regione, ci si lamenti sempre della carenze, come l’inquinamento e la disorganizzazione ma anche dei danni all’immagine causati da questi efferati omicidi, solo in funzione dei potenziali turisti come se i residenti non meritassero la stessa considerazione. Non ci lamentiamo perché non ci piace vivere in queste condizioni ma perché nell’eventualità in cui arrivassero dei turisti rischieremmo di fare una brutta figura. E noi che ci viviamo? Non abbiamo diritto di vivere in un territorio civile? Non siamo persone? Come possiamo pensare di avere rispetto per i turisti se non abbiamo rispetto per noi stessi? Una padrona di casa che ama l’ordine e la pulizia non teme di ricevere visite in casa da un momento all’altro.
Il secondo appello Presidente lo lancio a Lei, rassicurandola circa la reazione dei giovani calabresi nei confronti della N’drangheta (che c’è ed è in atto da tempo), perché questa reazione non risulti vana.
I giovani calabresi reagiscono quotidianamente alla N’drangheta nel loro piccolo. Come possono. I giovani calabresi reagiscono alla N’drangheta quando invece di elemosinare un posto di lavoro in cambio del voto emigrano altrove (scelta criticabile ma non condannabile); quando decidono di restare come ha fatto il sottoscritto e creano, insieme con altri giovani, attraverso Internet nuove reti di intelligenza sociale (beppegrillo.meetup.com/191) attraverso le quali diffondere una nuova mentalità nella nostra regione; quando scrivono, come abbiamo fatto di recente, una lettera di solidarietà a Pino Masciari, un coraggioso e onesto imprenditore calabrese dimenticato da tutti (Stato compreso) che si è rifiutato di pagare il pizzo e ha denunciato chi glielo chiedeva ed oggi vive blindato lontano dalla sua amata regione, per farlo sentire un pò meno prigioniero; quando scrivono una mail di solidarietà al sindaco di Falerna, in provincia di Catanzaro, perché per aver fatto abbattere delle case abusive sulla spiaggia del suo comune ha dovuto subire l’isolamento; quando segnalano ai sindaci, come quello di Stalettì sempre in provincia di Catanzaro, pericoli imminenti, in seguito agli incendi che hanno flagellato la nostra bella regione, e restano inascoltati; quando disertano i dibattiti, i convegni, le piazze dove a parlare sono sempre gli stessi politicanti; quando si rifiutano di votare personaggi che da oltre trent’anni siedono sugli scranni del Consiglio Regionale, che hanno contribuito in maniera determinante all’elezione Sua e del Suo Governo e che ambiscono a rappresentare “il nuovo” nel costituendo Partito Democratico; quando creano comitati perché si rifiutano di subire il neo-colonialismo in atto nella nostra regione dove basta aprire un’azienda e tenerla in vita per cinque anni per ottenere i finanziamenti e subito dopo chiudere e licenziare tutti gli assunti o dove, in cambio di una manciata di posti di lavoro, si autorizzano impianti industriali che danneggiano la salute dei residenti; quando non chiedono di usufruire di finanziamenti pubblici e vengono derisi, come è successo al sottoscritto, perché convinti che in un libero mercato compito dell’imprenditore sia quello di assumersi il rischio di investire i propri soldi e non quelli della collettività; quando ideano caparbiamente laboratori teatrali con i giovani delle scuole, come fa con grande difficoltà un mio carissimo amico a Lamezia Terme e in altri piccoli comuni limitrofi, avvicinandoli all’arte e allontanandoli dalle cattive compagnie; quando raccolgono le firme (come faremo l’8 settembre prossimo) per impedire che i condannati in via definitiva siedano in Parlamento; quando attraverso un video-denuncia (pubblicato su You Tube all’indirizzo: http://it.youtube.com/watch?v=hvGaltFZzb4) mettono il dito nella piaga dei mali della propria terra denunciando contemporaneamente lo sperpero di denaro pubblico che la Regione ha avallato finanziando una campagna pubblicitaria che si smentisce quotidianamente da sola. Solo per citarLe alcuni esempi di reazione.
Ma ancora prima di reagire alla N’drangheta i giovani calabresi reagiscono all’ipocrisia che circonda le istituzioni quando si parla di questo annoso tema. Ci sono, infatti, altri giovani in Calabria come il Pubblico Ministero Luigi De Magistris, in forza a Catanzaro e il suo collega Eugenio Facciolla, in forza a Paola, che stanno reagendo da tempo alla N’drangheta indagando sulle commistioni tra mafia e politica. Forse loro hanno reagito troppo. Il dott. De Magistris, infatti, ha dovuto denunciare nei giorni scorsi al CSM alcuni tentativi, da parte dei “poteri forti”, volti a sottrargli le indagini mirando a dimostrare una sua incompatibilità.
Vede signor Presidente, in un mondo come quello attuale, in cui stentiamo a riconoscere in chi ci sta intorno la buona fede, queste persone rappresentano un patrimonio da difendere. I giovani non credono più nella politica perché predica bene e razzola male, perché fino ad oggi sono rimasti sistematicamente delusi ed hanno paura di restarlo ancora una volta. I loro occhi diventano sempre meno ingenui e più critici perché molto meno disposti a sognare senza lasciarsi sfiorare dal dubbio.
Qualcuno pensa che i giovani siano un ottimo argomento per una campagna elettorale ma i giovani sanno riconoscere la sincerità perché quotidianamente riconoscono il tradimento.Il sostituto procuratore Nicola Gratteri, grande esperto di N’drangheta e grande magistrato, ha affermato nel corso di un convegno che per battere la N’drangheta basterebbe qualche modifica al codice penale e cinque anni di tempo. Ha perfettamente ragione. Cosa aspettiamo?
Presidente, lei e la sua maggioranza avete l’opportunità di ottenere con una sola mossa due risultati: sconfiggere la N’drangheta e riacquistare la fiducia dei giovani. Cosa aspetta?L’hanno sempre criticata per la sua incapacità di comunicare, dia una lezione una volta tanto ai suoi denigratori dimostrando che la migliore comunicazione avviene attraverso i gesti concreti, dando l’esempio, e non solamente a parole." Massimiliano Capalbo, Catanzaro
maxestro@katamail.com

domenica 5 agosto 2007

Gli amici di stella

Mi riconoscete? Si sono Stella

Ora vi presento i miei amici più cari.



Questo è Leopoldo.
Cuginetto fedele, accogliente e impagabile.
Beh! di lui devo raccontare un po',
perchè è lui che ha aperto il cuore del mio "capo" e insieme ai suoi carissimi padroncini "Teresa e Gianfranco" per gli amici "Cip e Ciop" .... E LA MIA STORIA E' CAMBIATA.
Ero abbandonata in un canile, spaventatissima e ammalata.
Sono arrivati Cip Ciop ed il mio Leo, che tipi strani, ma dai loro occhi ho visto che poteva arrivare la fortuna per uno di noi. Io non ci speravo perchè ero spaventatissima e non riuscivo neanche a farmi avanti per cercare di attirare attenzione. Ma i loro sguardi si sono rivolti su di me, mi hanno scaldata e scelta.
Cip mi ha preso in braccio, mi hanno portato nella loro casa, LI' MI STAVA ASPETTANDO LEOPOLDO, mi ha accolto subito (un pizzico di gelosia) mi ha dato le sue cose.
Ho fatto una serie di bagnetti nella sua vasca per togliermi di dosso la zozzura di lunghi mesi. Mi ha dato la sua cuccetta (io non sapevo neanche esistesse) ero abituata a dormire a terra tra acqua, pipi' e ca....
LA SUA CASA E' LA MIA SECONDA CASA. stiamo spesso insieme, non litighiamo mai, siamo un po' gelosi delle varie coccole che ci fanno i nostri padroncini ma è il modo per prenderne di più.
E' PROPRIO UN CUGINETTO IMPAGABILE! Per non parlare di quei due pazzi degli "zii". Ogni complimento sarebbe poco per quello che fanno per me ma anche per ogni animale indifeso. SONO SPECIALI. Spero che non leggono, altrimenti mi gridano perchè non vogliono essere gratificati, ma non riesco a non dirlo!.

..... e allora vi presento alcuni degli altri miei amici.


Questa è la dolce e buona Sasha, è una giocarellona un po' goffa dopo che è stata presa sotto da un pulmino, vorrebbe correre come noi ma si stanca e allora giù dormite da orbi.


Questo è Poldino, è uno dei miei amici più cari. Mi vuole bene ma è un gelosone. Quando vede le crocchette non ragiona più è un fulmine e se non stiamo attenti se le mangia tutte lui.

vi presento Briky è uno dei miei fidanzatini (non lo dite al mio padroncino) ma ho l'impressione che si è accorto perchè quando lo vedo divento un po' pazza e tiro forte facendolo correre.


Questa è Nera, è la nostra capo branco, ma è buona e gioca sempre con tutti.


a Lei non ho dato il nome, è una cagnolina abbandonata, ma per fortuna dopo che il mio padroncino ha messo qualche cartello, ha trovato una vera famiglia accogliente. E' entrata a far parte di noi fortunati che troviamo una casa e chi ci vuole bene.

è una gattina coccolona, abita dove lavora il mio padroncino.

Ciao a presto. Ha non vi dimenticate di andare a vedere il sito www.legadelcane-ortona.org